martedì 6 maggio 2008

Mari onda

Non sono solo spruzzi, ma sprazzi di vita. Devo fare in fretta prima che la mente sbiadisca i ricordi o li renda diversi dalla realtà, non ho più scritto giorno per giorno. Ho preferito ingannare il tempo, cercando di non estraniarmi con la scrittura.
Adesso tutto si presenta un pò confuso. Dunque eravamo a Milos.

Da Milos siamo partiti per Paros. Altro giro, altra corsa, con un cambio nell’equipaggio. D. veniva sostituito dal nostro amico A. A Paros c’è stata una riunione per capire se fosse il caso di proseguire per Mikonos, o scegliere una rotta più breve. Eravamo divisi in due gruppi ma, alla fine, ha prevalso l’idea del giro breve con tappe piccole e più notti in rada. Vigliaccheria o amore per la natura?

Prima tappa Naxos, non prima di aver fatto un bagno in Antiparos. Il ricordo di Milos a cui non ho accennato mi sconvolge ancora e devo interrompere la mia narrazione per descrivere ciò che vedo davanti i miei occhi. Eravamo nei pressi di Milos. Una caverna, un varco tra le rocce era davanti ai nostri occhi. Le rocce bianche e levigate dal tempo si aprivano e lasciavano spazio all’immaginazione. L’immaginazione è figlia della curiosità, sorella del desiderio. E quel desiderio ci spingeva a fermarci per guardare oltre, oltre il varco. Nel frattempo cercavo nella mente delle immagini, cercavo di esplorare con la mente oltre il varco. Acqua limpida? Una grotta? Il tempo trascorreva, ci avvicinavamo alla meta ma non riuscivo a capire, c’era qualcosa di misterioso. Tra la sorpresa di tutti, si intravide sabbia bianca. Il tempo aveva logorato le rocce ed aveva scavato un varco, una piscina naturale racchiusa tra le rocce ed invisibile dal mare perché nascosta dalle montagne. Una volta di quelle rare volte in cui la realtà supera la fantasia

Da lì, sono risalita fin su alla barca a nuoto. I pesci accompagnavano di nuovo il mio andare ed io mi sentivo sicura anche se lontana dal resto del gruppo. Salita a bordo, una voce amica mi rimproverava di allontanarmi troppo a nuoto. Risposi "Non c’è di che temere". Ammetto di essere un pò spericolata. A Tenerife, alcuni anni fa, durante un'escursione stavo per cadere a causa del terreno franoso in un dirupo, inghiottita dalle onde, mi salvaì con la forza delle mie sole braccia. Riuscii a risalire su per la roccia fragile. Due anni fa, invece, mi tuffaì dalla barca a vela, in acqua senza cima, con mare lungo e riuscii a galleggiare per molto tempo tra le onde perchè la mia barca era lontana e l'equipaggio non riusciva a ripescarmi a causa del vento. Il mare è mio amico, non mi ha lasciato mai naufragare.

E Milos? Il paese, il porto? Molto raffinata e romantica. Baretti sul porto in fila indiana accoglievano i turisti ed i naviganti, mentre viuzze fitte e dai caratteristici negozi le facevano da cornice. A sera luci soffuse, i bar accoglievano con i loro divani e sofà dal sapore fetish. Lì la natura sembrava aver fatto l’amore con il turismo senza scomporsi.
Eravamo a Naxos, ma Naxos non mi ha lasciato nulla nella memoria, eccetto per una bella veleggiata nel tragitto da Antiparos a Naxos. Onde lunghe, acqua che entrava in ogni dove, ma sorridenti accoglievamo tutti gli spostamenti, perché le vele gonfiate dal vento ci procuravano ilarità. Nel silenzio rotto solo dal vento proseguiva la veleggiata. Rotto lo stereo. Rotto anche il vento stufo di ascoltare le nostre voci che intonavano canti: Mannoia, Battisti, Vasco… Così rotto, da trasportare le nostre voci lontano verso la riva.

Era fulva quell’allegria, come fulvo il vento tra le onde. Bagno in acqua blue e ruvida sera.
Notte di rada, notte in rada, rara notte in cui non hai null'altro da fare che raccogliere con lo sguardo le stelle cadenti. “Qual è la tecnica?” Intona JJ. Ed io “Fissane una finchè non le porti jella e cade”.

Notte di stelle. Buona notte alle stelle, buona notte ai naviganti coraggiosi, a quelli che mangiano yogurt o nutella per ammazzare il tempo a quelli che sognano sotto il manto di luce, a chi è pratico e tiene sotto controllo la randa, il timone, la cima, a chi non vede l’ora di ormeggiare. E Buona notte a voi che leggete le mie note

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