lunedì 21 settembre 2009

un minuto di silenzio


Suona la campanella prima di mezzogiorno, e ci ricorda di alzarci in piedi con il capo chino per osservare un minuto di silenzio. Un solo minuto. Qualcuno borbotta una preghiera, qualcuno accenna un'espressione triste, qualcun altro inconsapevole un sorriso, qualche altra si guarda intorno, osserva le unghie o guarda distrattamente il compito lasciato sul banco. L'aria si fa sempre più opprimente, entra dalla finestra molle di rugiada. Eppure un minuto sono sessanta secondi. Interminabili a volte, come la paura. La morte arriva leggera. Non la senti. Ti porta via. Morte ladra. Le sensazioni si facevano via via più intense. Quando il silenzio le cerca sotto l'impermeabile, si fanno più rumorose, somigliano ad una chitarra scordata o al rumore di un clacson violento. Un odore forte entrava dalla finestra odore di muschio, di erba bagnata. Non sopporto questo silenzio, ridatemi il mio minuto, voglio coprirlo con un urlo.

domenica 20 settembre 2009

Tornando a casa, scendo dall'autobus, affamata. Mi coglie la pioggia inaspettata, con il cielo ancora circondato un pò di luce. Mi bagna i piedi ed io non so come proteggermi. L'acqua cade per ogni dove. Pioggia liberatrice. Lava le preoccupazioni. Per un attimo sentii le mie guancie fresche come pesche appena lavate ed i piedi come nudi. Per un attimo, assaggiavo una sensazione calda nonostante la freschezza che la circondava. Una sensazione che mi riportava indietro nel tempo, a quando uscivo da scuola come studentessa e tornavo a casa. Le cose apparivano più semplici nonostante i problemi di geometria. Quell'acqua che bagnava i miei piedi vestiti di soli sandali, mi spogliavano dell'impermeabile anti-emozioni che a volte si indossa per correre più veloci alle mete. Adorata pioggia che mi riporti indietro al grembo materno, a quando ero nutrita da un cordone, che mi rendi semplice e viva dentro